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La Gagliarda

Proposte artistiche

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Presenta:

"Il soffio di Bacco, le corde di Apollo"


L'eterna lotta tra le mitiche figure di Dioniso ed Apollo trova probabilmente nella musica Rinascimentale la sua sintesi più mirabile.
Non è un caso, infatti, che il primo libro di musica strumentale stampato in Italia sia proprio una raccolta di musiche per liuto, strumento principe ed emblema al tempo stesso di un'epoca.
Il liuto, contrapposto alla furia dionisiaca rappresentata dalla "tuba" e da strumenti quali l'aulos, la piva e la zampogna che riecheggiano il mondo agreste, di ascendenza chiaramente dionisiaca, è raffigurato in affreschi e dipinti quale segno di distinzione apollinea; è dipinto finanche sulle pale di altare suonato da angeli ed è immortalato dal Caravaggio in due celebri versioni de "Il suonatore di liuto".
E' proprio grazie ad alcuni dipinti del Caravaggio quali ad esempio "I due Suonatori di Liuto", "Il Riposo dalla Fuga in Egitto" o "Concerto di Musici" ed alla meticolosità del pittore che ritrasse nei minimi dettagli le partiture dell'epoca, che non molti anni fa alcuni musicologi hanno potuto decifrare le partiture, alcune delle quali sono giunte fino a noi e che oggi, solo chi sa come interpretare quei segni, riesce nuovamente ad eseguire.


Direttamente dai tipi delle stamperie dell'epoca, Petrucci, ci giungono questi modelli di stampa musicale insuperati: le intavolature, una griglia di righe e numeri ideata da qualche oscuro liutista "pro illis qui canere nesciunt", (letteralmente "per coloro che non sanno cantare" cioè che non sanno leggere la musica). Questa geniale invenzione, utilizzata ancora oggi da schiere sterminate di chitarristi, ci rivela che tale e tanto era il desiderio di suonare il liuto da parte di dilettanti di ogni età, nazionalità e condizione sociale i quali, non sapendo leggere la musica, volevano parimenti cimentarsi toccando le soavi corde di Apollo.
Tale modo di trascrivere musica fu adottato anche per i brani per zampogne rinascimentali come la Sordellina napoletana; è del 1600 il "Libro per scriver l'intavolatura per sonare sopra le sordelline" scritto da Giovanni Lorenzo Baldano (1576-1660).
Ecco così che, giunta a noi in gran quantità e spesso in eccellente stato di conservazione, la griglia dell'intavolatura allenta la sua rigida struttura, come uno scrigno che aprendosi, libera le fragranze inebrianti di una musica che ci rimanda ad un tempo lontano dove l'Uomo e la Natura vivevano una comunione perfetta, dove l'Universo era misurato su canoni umani e persino la Musica era cronometrata sul tactus del battito cardiaco.
Accanto alle opere vocali sacre intavolate per liuto, cioè adattate sullo strumento e variate e diminuite secondo lo stile fiorito dell'epoca, abbiamo esempi di danze dal virtuosismo fulminante e caratterizzate da audaci variazioni sull'ipnotico bordone che richiama, sia nel titolo (Piva, Saltarello) che nella scrittura, gli strumenti a fiato popolari ad ancia. Sono danze inanellate in sequenze, dall'andamento crescente e raggruppate in successioni di Pavana-Saltarello-Piva, quasi ad anticipare quella che nel tardo '600 sarebbe diventata la forma di suite.
Ecco che l'intavolatura non è più un mero schema che interessa lo specialistico mondo del liuto ma l'unico veicolo e l'unica testimonianza rimasta di musiche e partiture altrimenti scomparse.
L'innesto con l'altra anima del Rinascimento, la sfera più propriamente orgiastica, più squisitamente bacchica e dionisiaca, si compie con l'innesto delle ciaramelle, delle zampogne, delle bombarde, delle cornamuse e delle sordelline, in un connubio dove le due anime paiono convivere e compenetrarsi perfettamente.
Altrettanto nutrita è la musica per voce e liuto a stampa e manoscritta pervenutaci: le raccolte di Verdelot-Villaert, dove i madrigali del fiammingo sono intavolati alla maniera dei frottolisti sopprimendo la parte dell'altus, le intavolature di Gorzanis e soprattutto il Libro di Liuto di Cosimo Bottegari, un vero e proprio canzoniere come lo intenderemmo noi oggi, con melodia, testo ed intavolatura semplificata per accompagnare il canto.
La nostra non semplice sfida è quella di estrapolare dallo schema dell'intavolatura quello che poteva essere il nucleo originario, ricondurlo nella cornice ancestrale ed idiomatica, fondendo in questo connubio apparentemente impossibile, i suoni delle zampogne, delle cornamuse, dei liuti e delle corde sfregate.

Ora, finalmente, il soffio di Bacco, aspro di vino, che riecheggia di capre e di montoni e richiama il mondo agreste ed arcadico, vibra lento ed ineluttabile sulle corde di Apollo.

I MUSICISTI:

Simone Colavecchi
tiorba - liuto - chitarra barocca - chitarrino

Alessandro Mazziotti
flauti e doppi flauti - bombarda - ciaramello
cromorni - zampogne - cornamuse

Luigi Polsini
viola da gamba - viella - ribeca

Andrea Piccioni
percussioni - tamburi a cornice



Coordinamento e contatti: Alessandro Mazziotti
E-mail: alessandro.mazziotti@gmail.com



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